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Di fronte alle opere recenti di Maria Pettinaroli non può non venire alla mente uno dei versi più celebri dell'intera lirica del XX secolo, quel "Rose is a rose is a rose is a rose" che Gertrude Stein scrisse nel 1913 per esplicitare l'aderenza delle cose alla loro natura, indipendentemente dalla percezione individuale e dagli attributi che di volta in volta vengono conferiti all'oggetto. Ma, allo stesso tempo, il pensiero corre a un'affermazione altrettanto celebre, il magrittiano "Ceci n'est pas une pipe" che, al contrario, evidenzia l'ambiguità del rapporto tra parola e immagine, tra la cosa, la sua definizione e la sua rappresentazione. Rose di carta e rose nella carta, le composizioni di Maria Pettinaroli agiscono su entrambi i fronti: è inequivocabile la loro ispirazione floreale, la loro origine iconografica, che fa sì che lo spettatore si trovi effettivamente di fronte a una rosa, o quantomeno a un oggetto artistico che ha le caratteristiche formali della rosa; altrettanto inequivocabile è l'ambiguità della loro natura, il loro porsi come libere interpretazioni, di una nozione accertata, ma certo non univoca, del termine che indica una determinata specie floreale.